Ta il dire e il fare

2015 – stampa digitale, 200 x 150 cm

Testo di Stefano Tondo pubblicato sul catalogo della mostra personale dal titolo Il grande uccello, tenutasi nel 2017 presso la Galleria Da Mihi di Berna

Tra il dire e il fare

Pochi mesi dopo essermi trasferito a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti, un collega autoctono mi fece scoprire insieme ad un gruppo di amici un luogo per i nostri allegri baccanali notturni. Era una suggestiva radura a ridosso di un precipizio che si affaccia su un’ampia vallata. Si trova sul monte Ceceri, presso Fiesole. All’epoca non ero molto interessato alla toponomastica ma quel nome e quel luogo mi sono rimasti sempre in mente, forse anche per una singolare scoperta che feci una notte, quando mi allontanai qualche passo dall’allegra brigata in cerca di intimità. Ad un tratto realizzai che non stavo innaffiando un albero, ma una stele in pietra con una scritta che allora lessi al chiarore del fuoco:

PIGLIERA’ IL PRIMO VOLO 

IL GRANDE UCCELLO 

SOPRA DEL DOSSO 

DEL SUO MAGNO CECERO 

EMPIENDO L’UNIVERSO 

DI STUPORE,

EMPIENDO DI SUA FAMA 

TUTTE LE SCRITTURE

E GLORIA ETERNA

AL LOCO DOVE NACQUE.

Leonardo da Vinci

Realizzai che il grande artista preannunciava che avrebbe sperimentato proprio lì la sua Macchina per volare: da quel dirupo si sarebbe lanciato nel vuoto un novello Icaro. 

Mi immaginai catapultato indietro nel tempo. Potevo vedere la gente, accorsa per assistere allo storico evento, seguire col fiato sospeso ogni gesto del Maestro, gli assistenti che eseguivano ogni suo comando e lui, il grande uccello, l’uomo che avrebbe coronato il sogno dell’umanità, il cui nome avrebbe riempito di sua fama tutte le scritture

Lentamente la mia meraviglia fece posto a qualche perplessità: per quanto mi sforzassi, non ricordavo il nome di questo uomo così celebre per aver compiuto il primo volo. Il primo volo da quella rupe, lì, sotto i miei piedi. L’avrei dovuto ricordare l’autore di un’impresa così eclatante! 

Quel glorioso volo non doveva essere stato poi così glorioso. Che fine aveva fatto Icaro? Davvero si era buttato lì, di sotto? Era sopravvissuto?

Come spesso accade con i sogni, anche i più intensi, l’indomani quella visione si era volatilizzata con i fumi dell’ebrezza notturna lasciandomi un indistinto ricordo. 

Solo molti anni dopo, ritornando alla luce del sole sul luogo della prima apparizione, ho avuto la visione completa e chiarificatrice, una visione che ha gettato un’ombra sinistra sul destino del   novello Icaro e che questa volta mi ha spinto ad indagare. Infatti accanto alla stele con l’enfatico proclama è stato posto un cartello che prosaicamente sembra avvertire chiunque voglia intraprendere la propria impresa del 

PERICOLO DI CADUTA 

Fu un collaboratore e amico di Leonardo, Tommaso Masini (forse il figlio illegittimo di Bernardo Rucellai), noto come Zoroastro da Peretola, che accettò di collaudare la macchina per volare ideata dall’amico e Maestro. Tentò il volo lanciandosi dal monte Ceceri nei pressi di Fiesole. Ne seguì una rovinosa caduta. 

Zoroastro sopravvisse al “volo” e divenne famoso come mago e alchimista nella Roma di Leone X e Clemente VII, dove morì di colera molti anni dopo.

Il nome di Zoroastro da Peretola è oggi pressoché dimenticato. La città di Firenze gli ha dedicato un viale davanti all’aeroporto cittadino che, ironia della sorte, sorge proprio a Peretola, suo borgo natale, ma è dedicato al più celebre navigatore Amerigo Vespucci.

Per porre rimedio all’oblio in cui è caduto il nome di quest’uomo coraggioso oggi è stato eretto un monumento a lui dedicato:  Il grande uccello.